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A Partanna

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B&B “La Terrazza Di Harmakhis” – Cosa vedere a Partanna (TP)

Partanna è un comune italiano di 10 422 abitanti del libero consorzio comunale di Trapani in Sicilia. È situato fra le valli del Modione, a ovest, e del Belice, a est. Incerta è l’etimologia del nome, che da alcuni è ritenuto di origine greca, da altri di origine araba.

 

— Castello Grifeo (Partanna)

Il castello Grifeo è un edificio medievale collocato sulle pendici di una collina su cui si è poi sviluppata quella che oggi è la città di Partanna. È uno dei castelli della Sicilia occidentale meglio conservati e, dopo i restauri del 2003 e 2007, è usato come sede di eventi culturali.


— MUSEO REGIONALE DI PREISTORIA DEL BELICE

I reperti archeologici esposti, sono provenienti in larga parte, dall’area di Contrada Stretto a seguito delle campagne di scavo, condotte da Sebastiano Tusa a partire dagli anni ’80, e da alcune necropoli del territorio belicino, con tombe a grotticella e a camera, datate media e tarda età del Bronzo. Particolarmente interessanti appaiono le diverse tipologie di ceramica preistorica, i vasi dello stile Naro–Partanna e del Bicchiere Campaniforme, il grande vaso rinvenuto a Capo d’Acqua, selci, ceramiche decorate, tazze, attingiti e resti di faune risalenti al Pleistocene superiore, quali elefanti, ippopotami e cervi.

Un particolare riguardo merita il “Cranio trapanato”, risalente all’Età del Bronzo antico, rivenuto nel deposito funerario di una grotticella di contrada Stretto, e al momento in prestito temporaneo da parte del Museo Archeologico Regionale Salinas di Palermo. Si tratta di un cranio con un ampio foro occipitale praticato mentre il soggetto era in vita. Il soggetto sopravvisse a questa “operazione” molto frequente nell’ambito della civiltà del Bicchiere Campaniforme. Una primordiale pratica magico-chirurgica probabilmente praticata per curare malattie mentali. .

Nel percorso di visita, anche la “Sala delle Armi” o “Sala del Trono” a pianta rettangolare con volta reale e un affresco del XVIII sec. che raffigura il re Ruggero II che sconfigge nei pressi di Mazara l’arabo Mokarta durante la liberazione della Sicilia dagli Arabi da parte dei Normanni. Al suo interno è allestita una piccola ma pregevole pinacoteca composta da opere provenienti da alcune chiese distrutte in seguito al sisma del 1968 che colpì l’intera valle del Belìce. Fra le opere spicca per la sua bellezza, il polittico della Madonna del Rosario tra santi domenicani, datato 1585 a firma del pittore fiammingo Simon de Wobreck.


— CHIESA MADRE DI PARTANNA

La Chiesa Madre è tra i monumenti più rappresentativi di Partanna ed è stata parzialmente ricostruita dopo il terremoto. Fu progettata nel 1536 dal Barone Baldassarre Grifeo ma consacrata soltanto più di un secolo dopo, nel 1676. La notevole decorazione a stucco degli interni fu eseguita tra il 1692 e il 1729 da Vincenzo Messina con l’aiuto dei figli Giacomo e Giovanni. La facciata, un campanile e la copertura della navata centrale furono danneggiati durante il sisma del 1968 ma ricostruiti secondo il disegno originale. L’interno è a pianta basilicale, a tre navate, doppio transetto e un’abside molto originale con terminazione a pianta quadrangolare in corrispondenza della navata centrale e semicircolare ai due lati. Nel corpo presbiteriale si conservano tracce delle antiche colonne e dei capitelli. Le profonde cappelle che caratterizzano le navate laterali contengono pregevoli esempi di arte pittorica e scultorea siciliana realizzati fra il Cinquecento e l’Ottocento. L’organo della Chiesa Madre, ideato da Paolo Amato, noto “ingingero della città di Palermo”, è stato definito uno dei più belli della provincia di Trapani.


— Madonna della Libera (Partanna)

Il Santuario, situato in Contrada Montagna, è un moderno edificio a pianta ellittica in cemento armato realizzato nel 1980 su progetto dell’architetto Baldassare Antonimi. Sorge sulle rovine dell’ottocentesca chiesa dedicata alla Madonna della Libera, crollata in seguito al terremoto del gennaio 1968. La dedicazione si deve ai “ficarara”, famiglie che in estate si dedicavano alla preparazione dei fichi secchi e che si riunivano in preghiera in questa piccola chiesetta rupestre, originariamente nata come voto alla Vergine e come auspicio per la liberazione dagli spiriti malvagi.

La struttura architettonica del Santuario ripropone nelle linee curve della struttura la forma di due braccia che, poggiando a terra, congiungono le mani verso il cielo in segno di preghiera.


— AREA ARCHEOLOGICA DI CONTRADA STRETTO

Il sito archeologico di Contrada Stretto si trova circa tre chilometri ad est dell’abitato di Partanna. La presenza di numerosi fossati scavati in questa zona e risalenti ad epoca neolitica ha valso a Partanna la denominazione di “città della civiltà dei fossati”. Questi rivestivano infatti una duplice funzione, sia idrica che cultuale. Al loro interno sono state rinvenute tombe sia singole che collettive, depositi ceramici, tracce di focolari e persino due lance associate ad ossa di animali. Tra gli elementi più interessanti vi è una galleria scavata nella roccia adibita probabilmente anch’essa ad uso cultuale. La ceramica e i reperti rinvenuti all’interno dei fossati e nelle tombe comprendono un arco cronologico che va dal Neolitico al Bronzo Antico. I più antichi, databili al VI millennio a.C., sono quelli appartenenti alla facies della “ceramica impressa”.